Profile
Monica Castiglioni
Photo by Massimo Zarucco
Creating pieces of jewelry has been her great passion for 40 years in Milano, New York City, Ortigia, and Fukuoka. Monica has always liked working with bronze since it unmistakably shows its inner life through its oxidation process. Her pieces of jewelry often take the shapes of Nature and the flower pistil has become her iconic shape among the many others of her vast production. Her styling mainstay is the unique yet ever-changing compositions that can be created by simply adding and mixing her pieces. All her creations are either in limited numbers or single pieces and are produced with the lost wax casting technique. Some of her collections come in bigger sizes and are pieces of sculpture made in cooperation with Fonderia Artistica Battaglia in Milano and Modern Art Foundry in New York City.
Yet, bronze is not the only material that Monica Castiglioni uses: her penchant for experimenting and testing different and new materials has led her to produce felt accessories together with a team of craftsmen from Kyrgyzstan and some recently designed and produced pieces in Pyrex made in Brooklyn. In 2014, Monica was fascinated by the universe of 3D printing and created her jewelry collection made in sintered polyamide.
Monica Castiglioni’s creations were showcased during several Exhibitions and/or are currently available at:
• Collaboration for the fashion show of Antonio Marras, Milan;
• Exhibition “Bronzo Nero”, Antonio Marras showroom, Milan;
• Photo exhibition “Pozzanghere”, Milan;
• Exhibition “Brilliant: I futuri del gioiello italiano / The futures of Italian jewelry”, Triennale di Milano (XXI Triennale);
• Exhibition “New Craft”, Fabbrica del Vapore, Milan;
• Exhibition “Gioielli alla Moda”, Palazzo Reale, Milan;
• Walker Art Center, Minneapolis, United States;
• MOCA store Museum of Contemporary Art, Los Angeles, United States; • MOMA, New York, United States;
• Moss, New York, United States;
• Victoria and Albert Museum, London, United Kingdom.
Some of her pieces may also be purchased at the Metropolitan Museum of Art and Cooper Hewitt Museum stores in New York City.
In 2019, after long cooperation, Monica Castiglioni opened a new store in Fukuoka, Japan. Monica Castiglioni is also into visual arts.
She published a photo book titled “A Glimpse in the Puddle”: an experimental exercise of seeing New York City through the puddles in the streets. Monica’s videos often become short movies on artists and their living and working environments, the process of jewels creation, or are simply memories of everyday life and her glimpses into Nature.
Photo by Maurizio Marchitelli
Creare gioielli è la sua grande passione vissuta, da 40 anni, fra Milano, New York, Ortigia e Fukuoka.
Monica da sempre preferisce lavorare il bronzo che, attraverso il suo processo d’ossidazione, esprime inequivocabilmente la sua intrinseca vitalità.
Fra le molteplici forme dei suoi gioielli, spesso ispirate alla natura, spicca il pistillo del fiore, che è l’elemento rappresentativo della sua arte.
La componibilità dei gioielli, abbinabili all’infinito, è la sua cifra stilistica.
Le sue creazioni sono in serie limitate – talvolta pezzi unici – realizzate con la tecnica della fusione a cera persa.
Alcune delle sue collezioni sono ripensate in dimensioni di vere sculture, realizzate in collaborazione con la Fonderia Artistica Battaglia a Milano e la Modern Art Foundry di New York.
Oltre al bronzo, Monica sperimenta materiali dalle origini e caratteristiche diverse: accessori in feltro, in collaborazione con gli artigiani del Kirghizistan, oppure gli oggetti in pirex, recentemente realizzati a Brooklyn.
Nel 2014, affascinata dall’universo della stampa 3D e dalle sue infinite possibilità, Monica crea la sua collezione di gioielli realizzati in poliammide sinterizzata.
Le sue creazioni sono state esposte o sono attualmente disponibili presso:
• Collaborazione per la sfilata di Antonio Marras, showroom di Antonio Marras, Milano;
• Mostra “Bronzo Nero”, showroom Antonio Marras, Milano;
• Mostra fotografica “Pozzanghere”, Milano;
• Mostra “Brilliant: I futuri del gioiello italiano / The futures of Italian jewellery”, Triennale di Milano (XXI Triennale);
• Mostra “New Craft”, Fabbrica del Vapore, Milano;
• Mostra “Gioielli alla Moda”, Palazzo Reale, Milano;
• Walker Art Center di Minneapolis, Stati Uniti;
• MOCA store Museum of Contemporary Art, Los Angeles, Stati Uniti; • MOMA, New York, Stati Uniti;
• Moss, New York, Stati Uniti;
• Victoria and Albert Museum, Londra, Regno Unito.
Alcuni dei suoi pezzi sono acquistabili nel negozio del Metropolitan Museum of Art e del Cooper Hewitt Museum di New York.
Nel 2019, dopo una pluriennale collaborazione, Monica Castiglioni ha inaugurato un punto vendita a Fukuoka, Giappone.
L’altra sua grande passione: le arti visive. Ha pubblicato il libro fotografico “A Glimpse in the Puddle”: una visione sperimentale di New York attraverso le sue pozzanghere. Le sue videoriprese divengono filmati su artisti e i loro ambienti, il processo che conduce alla creazione dei gioielli o semplicemente memorizzano i fatti quotidiani e le visioni fugaci della natura.
About Monica
Ferdinando Scianna, Photographer
I know Monica Castiglioni primarily for the two delightful shops-workshops in Ortigia, an islet loved by both of us. Both these venues are islands of grace and beauty within an island, and on an island. Maybe Monica, too, thinks of herself as if she were an island.
Inside them there are her very original jewels, refined exhibitions of archaic objects, elegant exotic crafts, or works by other artisan artists that she loves and promotes in perfect and surprising dialogue with her very different production.
Her jewels are precious because of their shape rather than for the rarity of the materials used.
She favors bronze, for example, rather than gold.
Then, here’s pottery. And I wish to spend a few words on her pieces, since they impressed me, and it seems to me that they contain the key to entering Monica’s creative universe.
Recently, while she was showing them to us, she told me that whenever she is asked to replicate some of them or produce a series, she feels a kind of embarrassment and it is hard for her reproducing the same objects. Indeed, it seems to me that this is the whole point.
There a plethora of crafts: bowls, vases, coasters, but also pieces whose use seems hard to devise at first sight. They are pure aesthetic objects, almost sculptures. Indeed, they are sculptures.
No need to describe them, the pictures of the catalogue speak for themselves.
The hardship Monica feels in making replicas of her pieces defines Monica as an artist.
Classic ceramists create pieces that are formally and functionally codified, often resulting from an ancient tradition. This is not the case with Monica. She keeps on inventing and producing classic and at the same time new, radically modern pieces.
As you can see in a beautiful shot, there are bowls where one would love eating chickpea soup from, while other pieces have a life of their own and are the result of a creative sensitivity acquired from her sophisticated background and her natural talent that has both developed and grown within her.
An apprenticeship for the eyes, hands and matter.
I am a photographer, and Monica also takes pictures of flowers, for example, which I like a lot. They are the fruits of vision but also of invention, where flowers, with apparent simplicity, are transformed by her eye into shapes that belong to her and in which we also recognize ourselves.
Ferdinando Scianna, Fotografo
Conosco Monica Castiglioni soprattutto per i due deliziosi negozi-laboratori nella da entrambi amata Ortigia. Isole di grazia e di bellezza dentro un’isola, dentro un’isola. Forse anche Monica si vive come un’isola.
Vi si trovano i suoi originalissimi gioielli, ma anche raffinate mostre di oggetti arcaici o di raffinato artigianato esotico, o opere di altri artigiani artisti che lei ama e promuove in perfetto e sorprendente dialogo con la sua molto diversa produzione. La preziosità dei gioielli sta nelle forme più che nella rarità dei materiali usati. Privilegia il bronzo, per esempio, piuttosto che l’oro.
Poi sono arrivate le ceramiche.
Forse è su queste che vorrei spendere poche parole. Perché mi hanno molto colpito e mi sembra che contengano la chiave per entrare nell’universo creativo di Monica.
Di recente, mentre ce le mostrava, mi ha detto che quando le chiedono di replicarne qualcuna, o di produrne delle serie, prova una sorta di imbarazzo, come una difficoltà, nel riprodurre i suoi stessi oggetti. Ed è qui, appunto, che mi sembra si trovi la chiave. Si tratta di oggetti molto diversi: ciotole, vasi, sottobicchieri, ma anche oggetti di difficile comprensione quanto all’uso, puri oggetti estetici, quasi sculture. Anzi, propriamente sculture.
Inutile descriverli, li vedrete nelle immagini del catalogo.
Questa sua difficoltà nell’auto riprodurre i propri oggetti definisce Monica come artista. Un ceramista classico, infatti realizza oggetti formalmente e funzionalmente codificati, frutto di una tradizione spesso antica. Monica no, lei ogni volta inventa, produce oggetti classici e contemporaneamente nuovi, radicalmente moderni. Ci sono ciotole dove verrebbe voglia di mangiarci una zuppa di ceci, come si vede in una bella fotografia. Ma altri esistono per sé stessi, frutto di una sensibilità creativa acquisita nell’ambiente colto dal quale proviene, ma soprattutto da un talento naturale e contemporaneamente cresciuto e sviluppato dentro di lei.
Un apprendistato dell’occhio e della mano, della materia.
Io faccio il fotografo, e Monica fa anche delle fotografie. Di fiori, per esempio, che mi piacciono molto. Frutto di visione ma anche di invenzione, nelle quali i fiori vengono trasformate dal suo occhio, con apparente semplicità, in forme che le appartengono e nelle quali anche noi ci riconosciamo.
Anna Bassi, VOGUE Gioiello
Monica is a jewellery designer and an emotional photographer. Her book on the puddle in New York City is truly wonderful. Yet, she also likes experimenting, researching with utmost curiosity, exploring new technologies with a great deal of passion and is also in love with century-old processing techniques.
She cannot stop touching and shaping the piece she is working on and, once finished, she endlessly holds it in her hands: the entire process turns into an almost physical urge which makes her jewels even more filled with life and beauty. Monica Castiglioni’s craftsmanship and skills go far beyond all this. She began almost thirty years ago making jewels – almost exclusively in bronze – since their volumes, color, soft styling and shapes have always been perfectly matching with the features of the metal.
Born in Milano, Monica has chosen to open her workshop-store in her home away from home, Brooklyn, where she makes her jewels, most of which single pieces. «My problem is that I make lots of jewels, I can’t stop it! ». Indeed, her show-room in Milano is filled with lots of her creations, some of which are actual sculptures that are just perfect if displayed or hanged on a wall, as one would do with a painting.
Her favourite shape is flower-pistils, a theme that keeps on appearing in her jewels, especially in her rings, as if they were blossoming buds, but also in her bracelets, wrist-bands, and necklaces which sometime take on more twisted shapes to be found also in her earrings or in more intertwined patterns, yet always opening up to the light that enhances the sparkles of bronze.
Her show-room on 4 via Pastrengo in Milano is like a tiny museum that keeps being filled and refilled with new pieces because, as Monica said, she can never stop working and, incidentally, this is only one of her many talents.
Anna Bassi, VOGUE Gioiello
Jewel designer, assolutamente sì, ma anche fotografa emozionale, stupendo il suo volume sulle pozzanghere di New York, sperimentatrice, ricercatrice curiosa, appassionata cultrice di nuove tecnologie e nello stesso tempo amante delle antiche tecniche di lavorazione della materia.
Toccare e plasmare l’oggetto che sta realizzando o che, compiuto, può tenere finalmente nelle sue mani è una necessità fisica che rende il gioiello ancora più vivo e più bello. Questo e molto di più è Monica Castiglioni, che iniziò ormai circa trent’anni fa a realizzare gioielli, quasi esclusivamente in bronzo, perché la solidità, il colore e la morbidezza dello stile delle sue forme si sono sempre perfettamente sposate con le caratteristiche di questo metallo.
Nata a Milano, ha scelto tuttavia New York per la sede del suo atelier, la sua città d’adozione, e dove principalmente produce i suoi molti pezzi unici. «Il mio problema è la quantità, io produco moltissimo, non so fermarmi». E davvero il suo show-room di Milano è ricco di moltissime sue creazioni, alcune quasi sculture che sono perfette anche solo esibite come soprammobile o appese come un dipinto.
Il clou delle sue forme è il pistillo del fiore, una caratteristica che si ripete nei suoi gioielli, soprattutto negli anelli, quasi un bocciolo spalancato, oppure nei bracciali e nei collier che a volte, invece, si sviluppano con intrecci e pendenti o gomitoli dalle sagome sempre aperte alla luce e con vie di fuga che esaltano i riflessi del bronzo.
Il suo show-room in via Pastrengo 4 a Milano è come un piccolo museo che si rinnova continuamente. Proprio perché Monica non sa fermarsi e questa è una delle sue tante virtù.
Benazir Iskender, Designer
Monica Castiglioni is an internationally acclaimed jewellery designer. Design and photography are her two most visible talents. She lives between Milano and Brooklyn. Her workshop-store in Milano is in a neighborhood called “Isola” (Island), a new name to bear in mind if you wish to discover new amazing artists and artistic trends. New York City is her home away from home that she relentlessly photographed over and over again. Her multi-faceted works are closely connected with the venues and feelings that inspire her: from the universe of plants to the more urban visions of the world, yet always buffered by several different layers of culture. When describing Monica, one must always bear in mind the many worlds she lives in, since even the tiniest detail on her pieces expresses her creative spree.
She is based in Milano in a neighborood called “Isola” – or the Island – its name being a perfect description of what it is: an enticing world of its own inside the city and that has kept its original flair. A few blocks and streets shape a rather peculiar quadrant with low buildings – three storeys is their maximum height – in sharp contrast with all the new ones that are spoiling the skyline of the areas nearby. Monica’s neighborhood is a true island and the last frontier of cultural resistance against the new contemporary urban layout. Once upon a time a blue-collar and craftsmen neighborhood, now “Isola” is a creative hub for artists, designers, photographers and innovators of all kinds with art-and-crafts stores, labs and workshops mixed along the streets. It is here that Monica Castiglioni has found her ideal place to work and live.
Once in her lab-store, your eyes are caught by her extraordinary and peculiar bronze and silver pieces on display. The shapes of her creations are suggestive of sea-plants and creatures as well as ancient relics of old and ancestral cultures. The window is inviting and a visit inside the store makes you feel free to be curious, a rare feeling in many of the stores here in Milano. Visitors can come in and watch Monica work and understand how an artist shapes her ideas into objects. Her pieces are displayed and easily reachable and touchable.
My recollection of my first meeting with her is a vivid image of a woman completely absorbed by her work done with utmost attention and bent over an object that was being worked into its final shape. One day, I wanted to show her my work and asked her to meet me. I was amazed: she immediately said yes. After a couple of days, I was again into her workshop and brought with me my portfolio and a few of my objects. Rather than a business meeting, it was more of a chat between two friends, or a teacher and a pupil. She listened to me very carefully while I was talking about my ideas and immediately started experimenting with my objects while giving me a few suggestions that I still treasure. It was only after almost two hours of conversation that Monica showed me her world made of pieces of jewellery, but also of friends and acquaintances. I was introduced to one of her neighbor friends – a flower artist – and went together to visit a photo-exhibition close to her store: whenever you are with her time fleets. Monica showed me the very heart of “Isola” from a somewhat unexpected perspective.
Each single piece that Monica creates is either unique or one of a limited series. Despite all this, her collections are often being renewed and the diversity of her pieces is another amazing feature of her work. As Monica keeps saying: ”My problem is the number of pieces!”, another way of saying that she can never stop creating, like being in endless motion, always looking for new ideas and conceptual avenues. What I find very interesting are her open rings that look almost unfinished, like a plant twisted and wrapped around a finger and forming a whole with it. Monica’s works never look like a typical piece of jewellery made by a goldsmith or a silversmith: bronze and silver, once in her hands, become a sort of soft clay and from it, she creates her plastic and non-linear shapes. Monica’s artistic skills are unique, never learned from a school: her art is her own school. Through her wealth of knowledge, culture and know-how, I was privileged to be able to touch, observe her and her work from close and understand more of her.
Monica is also very keen on experimental photography: many of her works are about the place she is very fond of: New York City. In her photo-collection a “Glimpse in the Puddle”, Monica looks through the city as if it were a prism of reflections from the puddles in the streets, showing views that only a few people might be able to find and become familiar with. Instead of looking up to the top of the skyscrapers, she does the opposite through a conceptual subversive work and unveils an opposite perspective. Looking down tough is not something that suits Monica’s image when one thinks of her. Meeting with Monica is rather suggestive of looking above, higher than those skyscrapers, since her pieces and creative mind send us over and beyond it all.
Benazir Iskender, Designer
Monica Castiglioni ha legato il suo nome al design internazionale dei gioielli. La sua arte si divide tra la fotografia e il design, tra Milano e New York. Il suo atelier milanese e’ situato nel quartiere Isola, il nome nuovo della cultura artistica. A New York, sua seconda citta’, ha dedicato un’intera serie di fotografie. La poliedricita’ dei suoi lavori si intreccia con i luoghi da cui prende ispirazione, a partire dal mondo delle piante, finendo con le riflessioni urbane passando per diverse culture. Per questa sua particolarita’, parlando di Monica, e’ necessario parlare di tutto cio’ che la circonda perche’ ogni dettaglio esprime un aspetto del suo mondo.
Ci troviamo a Milano, piu’ precisamente nel quartiere che si chiama Isola. Questo piccolo quartiere incarna perfettamente il significato del suo nome, essendo un mondo separato all’interno della citta’. Conserva gli aspetti propri di un luogo molto suggestivo. Topograficamente l’isola e’ composta soltanto da poche strade che si incrociano tra loro formando un quadrilatero singolare. Le abitazioni sono basse, non piu’ di 3 piani per edificio, il che contrasta con le nuove costruzioni che stanno deturpando altri quartieri di Milano. In questo contesto l’isola rappresenta l’ultima frontiera di resistenza culturale, sullo sfondo dei nuovi edifici milanesi contemporanei. Un tempo quartiere degli operai, oggi l’isola e’ diventata una sorta di centro creativo per artisti, designer, fotografi e altre figure legate direttamente o indirettamente all’arte. Le stradine accolgono tantissime gallerie, studi di design, atelier di artisti e artigiani, negozi hand-made e diversi tipi di laboratori sperimentali. In questo mondo spicca l’atelier di Monica Castiglioni.
La prima cosa che cattura l’attenzione in questo laboratorio sono le singolari creazioni di bronzo e argento esposte in vetrina. Le forme dei gioielli suggeriscono associazioni con le innumerevoli piante del mondo marino oppure con le antiche reliquie delle culture ancestrali. Gia’ dall’esterno del negozio si puo’ notare l’atelier nella sua dimensione totale. Ho apprezzato il fatto che si tratta di luogo aperto a tutti, privo di quella natura snob, molto diffusa nei luoghi similari a Milano. Ho avuto l’impressione che chiunque potesse entrare ed osservare l’artista, in che modo le sue idee prendono forma concreta e guardare da vicino i gioielli esposti.
Del mio incontro con Monica ricordo principalmente la figura di una donna intenta a creare e lavorare con attenzione, una donna curva su degli oggetti che stavano prendendo forma. Un giorno sono entrata nel suo studio per mostrare i miei lavori e chiedere un appuntamento. Con mia enorme sorpresa Monica ha accettato subito la mia richiesta. Dopo un paio di giorni ero nuovamente nel suo studio con al seguito il mio portfolio e i miei oggetti. Non e’ stato un colloquio tipico, sembrava una chiacchierata tra due amiche, o meglio, tra una maestra e una sua studentessa. Monica ha ascoltato attentamente tutte le mie idee sperimentando subito con i miei oggetti e fornendo dei suggerimenti che ancora oggi risultano per me molto utili. Dopo quasi due ore di colloquio Monica mi ha mostrato il suo mondo fatto di gioielli ma anche di conoscenze e frequentazioni. Abbiamo incontrato il suo amico fiorista in uno studio molto vicino, abbiamo seguito una mostra fotografica sempre nei paraggi, il tempo e’ volato. In questo modo Monica ha aperto il cuore dell’isola ai miei occhi da una prospettiva a me poco nota.
Ogni oggetto di Monica e’ un pezzo unico oppure e’ parte di una collezione limitata, nonostante questo la collezione dei suoi gioielli si rinnova spesso, colpisce la sua diversita’. Come dice Monica: la quantita’ e’ il problema. Lei non sa fermarsi, e’ un moto continuo, sempre alla ricerca di nuove idee e nuovi spazi concettuali. Particolarmente interessanti sono i suoi anelli dalla forma non finita, aperti da un lato. Sembra che l’anello, come una pianta, si attorcigli attorno al dito, divenendo con esso un tutt’uno. I gioielli creati da Monica non assomigliano ad un tradizionale lavoro di un maestro di gioielli, il bronzo e l’argento nelle sue mani diventano una sorta di argilla morbida dalla quale lei, come uno scultore, disegna le sue forme plastiche, non lineari. L’arte di Monica e’ assolutamente unica, non proviene da una scuola, la sua arte e’ la scuola stessa. Si tratta di un patrimonio che ho avuto il privilegio di toccare e guardare da vicino.
Oltre a creare i gioielli Monica sperimenta con la fotografia, molti dei suoi lavori sono dedicati alla citta’ di cui lei parla con tanto amore, New York. Nella serie di foto “Glimpse in the Puddle” Monica guarda New York tramite il prisma delle riflessioni che si creano nelle pozzanghere d’acqua, mostrando una citta’ conosciuta solo da pochi. Invece di guardare su, verso l’infinita’ di quei grattacieli, lei opera una sovversione concettuale, al contrario, svelando la citta’ da una prospettiva opposta. Difficile pero’, pensando a Monica, guardare in basso. L’incontro con Monica suggerisce di guardare in alto, piu’ in alto di quei grattacieli, perche’ il suo design ci proietta oltre.
Francesca Alfano Miglietti, Art curator
“Whatever we see might also be something else. Whatever we can describe might also be different. There is not an apriori order of things”
Ludwig Wittgenstein
Eight years have gone by since “Liquid Modernity” was first published here, and yet Polish sociologist Zygmunt Bauman’s toughts are more contemporary than ever: “liquidity” versus the solid century past. Bauman concentrates on the difference between a place and a non-place and points out that the non-place is actually dominant – also conceptually – versus the place. Time, initially a unit of measure to cross over a space, now in “liquid modernity” terms means instantaneous and immortal, a fleeting moment that rejects all forms of delay and makes one opt for an immediate choice. Monica Castiglioni reveals to us views of an ever-changing city, yet seen through a puddle that becomes a reflecting surface where one can see unknown and unusual glimpses of the city. Here’s New York City. Another New York City. In her relentless, recurrent and yet each time unique and absolute photographic trail, Monica Castiglioni builds a world, rebuilds it, hands over to us an image of the world by assembling and disassembling a countless number of pieces, of different universes belonging to others, by capturing the glimpses reflected on the liquid surfaces on the ground: puddles, streams and rills that evoke a story told, a description, a way of showing that allows for a recognition and re-composition of distinctive signs and meaningful segments of reality and oneself. Another world made of a city that is seen, yet also not seen, impossible to see, or that can be seen only after Monica has seen it, and shows it back to us. What we see here is a city that reveals, either implicitly or explicitly, a fluid, yet lean, but liquefied and molten city.
Every picture by Monica Castiglioni is a place, an experience and a mix of memory, desire, language, and an exchange of words, wishes, and memories. Fragments of New York City that take on a shape and fade away. Image that have gradually grown over time, according to the casual order of thoughts extending over days, months and years. A collection of steps and reflections, a tango and, as such, a meeting with seduction. Images like the writing of a journal, a journal made of moods and thoughts, like snapshots and yet threading a complete structure, creating a space where Monica allows us to get in, wonder around and get lost. A collection of architectures conceived as dots, as ellipses, a guide to get lost, a pattern of whole and empty spaces, an image suggesting a brittle and temporary vision as ephemeral as a cloud.
Francesca Alfano Miglietti, Curatrice d’Arte
“Tutto ciò che vediamo potrebbe anche essere altrimenti. Tutto ciò che possiamo descrivere potrebbe anche essere altrimenti. Non c’è un ordine a priori delle cose”
Ludwig Wittgenstein
Sono trascorsi otto anni dalla prima edizione italiana di “Modernità liquida“, ma il pensiero del sociologo polacco Zygmunt Bauman è più che mai attuale. Il concetto di “liquidità”, dunque, contrapposto alla solidità del secolo passato. Bauman riflette sulla differenza tra luogo e non luogo specificando come il non luogo, ormai, stia letteralmente dominando, anche a livello concettuale, sul luogo. Il tempo, inizialmente unità di misura utile per attraversare uno spazio, adesso, nella “modernità liquida”, è sinonimo di istantaneo-immortale, l’attimo fuggente, che rifiuta ogni tipo di procrastinazione a favore di una scelta immediata. Quella che ci racconta Monica Castiglioni è una metropoli in trasformazione vista attraverso una pozzanghera che diviene una superficie riflettente che svela scorci cittadini inconsueti. E’ New York. Un’altra New York. Nell’inesauribile, multiforme, ricorsivo, eppure sempre ogni volta unico e assoluto percorso fotografico, Monica Castiglioni costruisce un mondo, ricostruisce il mondo, ci dà una immagine del mondo componendo e scomponendo un’infinità di parti, di universi altrui, catturando l’immagine riflessa nelle superfici liquide sul suolo: pozzanghere, rigoli d’acqua, pozze d’acqua, che rimandano a un raccontare, un descrivere, un mostrare, che permette di riconoscere e ricomporre segni distintivi, segmenti significativi della realtà e di sé. Un altro mondo fatto di una città che si vede, ma anche di città che non si vede, una città impossibile da vedere, o che è possibile vedere solo dopo che Monica l’ha vista e ce la fa ri-vedere. E quella che vediamo è una città che si svolge, ora implicita ora esplicita, una città fluida, sciolta, fusa, squagliata, liquefatta.
Ogni immagine di Monica Castiglioni rappresenta un luogo o un’esperienza: un insieme di memoria, di desideri, di un linguaggio, un insieme e uno scambio, uno scambio di parole, di desideri, di ricordi. Frammenti di New York che prendono forma e svaniscono. Immagini cresciute a poco a poco nel tempo, secondo l’ordine sparso delle riflessioni, e che si distendono nell’arco dei giorni, dei mesi, degli anni. Una collezione di passi e di riflessi, un tango, e come tale un appuntamento seducente. Immagini come il formarsi di un diario, un diario di umori e di riflessioni, con un carattere istantaneo, ma che forma nell’insieme una struttura conclusa, uno spazio in cui Monica Castiglioni ci fa entrare, girare, perdere. Una raccolta di architetture concepite come puntini di sospensione, una guida per perdersi, una struttura di spazi pieni e di spazi vuoti, un’immagine che suggerisce una visione fragile e provvisoria. Labile come una nuvola.